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Arata Isozaki vince il prestigioso premio Pritzker 2019.

Fonte foto:https://www.teknoring.com/news/ingegneria-strutturale/torre-isozaki-di-citylife-a-milano-tutto-sulle-strutture/

E’ Arata Isozaki ad essere insignito del più alto riconoscimento annuale per l'architettura, è l’ottavo giapponese a ricevere il prestigioso premio, segue l’indiano Balkrishna Doshi, i catalani RCR Arquitectes e il mediatico Alejandro Aravena. Fra le motivazioni della scelta: “possedendo una profonda conoscenza della storia e della teoria dell'architettura e abbracciando le avanguardie, non ha mai semplicemente replicato lo status quo, ma la sua ricerca di un'architettura significativa si è riflessa nei suoi edifici che fino ad oggi, sfidano categorizzazioni stilistiche, si evolvono costantemente rimanendo freschi nel loro approccio” ha affermato la giuria, che ha elogiato l'approccio lungimirante e il profondo impegno dell'architetto nello sviluppo di una metodologia di lavoro che favorisca il dialogo tra Oriente e Occidente. Justice Stephen Breyer, componente della giuria, sintetizza: "Isozaki è stato un pioniere nel capire che la necessità di architettura è sia globale che locale, che queste due forze fanno parte di un'unica sfida". La cerimonia di premiazione si svolgerà nel mese di maggio al Château de Versailles e come da tradizione, durante la manifestazione, Isozaki riceverà un premio di 100 mila dollari, un riconoscimento cartaceo e una medaglia in bronzo.

La sua carriera inizia negli anni '60, nel periodo di rinascita del Giappone dopo le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale, ed è stata caratterizzata da uno sforzo verso una ricostruzione non solo fisica ma anche culturale; realizza edifici come la Biblioteca della Prefettura di Ōita (1966) o il Gunma Prefectural Museum of Modern Art (1974); ma la sua indole di grande viaggiatore lo proietta all’estero, infatti, è tra i primi architetti nipponici ad allargare la sua attività al di fuori dei confini nazionali e sperimentare sul campo l’unione e la combinazione tra Oriente e Occidente.

Numerosi progetti di Isozaki si trovano in Italia: nel 2006 a Torino completa il nuovo palazzo, progettato insieme a Pier Paolo Maggiora, per le Olimpiadi invernali 2006, destinato a ospitare le partite di hockey su ghiaccio; risale al 1998 la vittoria del concorso internazionale per la nuova uscita della Galleria degli Uffizi a Firenze, un’opera contestata e mai realizzata; nel 2011 inaugura il trasparente MABIC, nel 2013 viene completata la stazione AV di Bologna, che Isozaki firma insieme ad Andrea Maffei come capofila di un gruppo di progettazione che ha compreso anche Ove Arup & Partners.

Proprio insieme al suo socio italiano Andrea Maffei, dal 2005 a Milano ha fondato lo studio Arata Isozaki & Andrea Maffei Associati srl. E proprio a Milano che Isozaki realizza la torre Allianz che, aperta lo scorso anno nell’area Citylife, è oggi il secondo grattacielo più alto d’Italia, dopo la torre Unicredit che svetta nell’area di Porta Nuova.


BIM Bang: guida alla rivoluzione digitale nell'ambito dell'edilizia

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Dagli Architetti un breve vademecum all’era digitale nel mondo delle costruzioni

Il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) ha messo a disposizione “BIM Bang”, la guida propedeutica utile ai professionisti alle prese con la rivoluzione digitale dell’ambiente costruito. Da anni, infatti, si parla di rivoluzione digitale che coinvolgerà l’intera filiera della progettazione, realizzazione e gestione dell’ambiente costruito. Così come previsto all’articolo 6, comma 1, lettera a) del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 1 dicembre 2017, n. 560 cosiddetto “Decreto BIM” (previsto all’articolo 23, comma 13 del Codice dei contratti di cui al D.Lgs. n. 50/2016), il BIM è entrato in vigore dall’1 gennaio 2019; tuttavia fino al 31 dicembre 2019 il decreto è in vigore solo per i lavori complessi relativi ad opere di importo a base di gara pari o superiore a 100 milioni di euro ed entrerà completamente in vigore per le opere di importo inferiore a 1 milione di euro dall’1 gennaio 2025.

Il Cnappc prevede una profonda trasformazione: si passerà da un’impostazione prevalentemente analogica a un’altra in cui i nostri processi decisionali, per l’intero ciclo di vita degli immobili e delle infrastrutture, saranno determinati e guidati da dati digitali. Secondo il Cnappc, il BIM è un tassello della grande rivoluzione digitale nel settore delle costruzioni e non rappresenta l’equivalente del passaggio da disegno manuale a CAD, avvenuto negli anni Novanta. Oggi, spiegano gli Architetti, la trasformazione non riguarda solo gli strumenti di rappresentazione, ma riguarda tutti i processi di produzione, gestione e fruizione dell’edificio e della città. La Guida ha il fine, pertanto, di aiutare i progettisti a visionare e toccare con mano il cambiamento in corso. La guida ribadisce in più punti che non si tratta di una moda passeggera legata ai trend della rivoluzione digitale e che pensare al BIM come a un nuovo software di progettazione è fuorviante e riduttivo.

La trasformazione riguarderà un nuovo approccio nel mondo dei professionisti con l’ingresso dei BIG DATA nel mondo della progettazione. Spesso la mancanza di un prototipo nel mondo delle costruzioni ha limitato l’innovazione nel mondo delle costruzioni; questo gap è superabile grazie al modello BIM inteso come “Prototipo Virtuale” della costruzione. Il Cnappc sottolinea che il settore delle costruzioni sconta un ritardo in tal senso. L’uso della prototipazione virtuale durante la fase di sviluppo di un prodotto è stato finora ostacolato, nel settore delle costruzioni, da alcuni limiti oggettivi quali: risorse computazionali costose, scarsa integrazione degli strumenti software. Un modello BIM, si legge nel documento del Cnappc, è un repository (un deposito) digitale centralizzato di informazioni relative agli aspetti fisici e funzionali di un progetto. Il repository di tali informazioni computabili si evolve lungo il ciclo di vita del progetto. La tecnologia ICT, su cui si fonda la metodologia BIM, ha un orientamento di tipo object-based (cioè basata sugli oggetti). In sintesi, il metodo BIM può essere considerato una raccolta di oggetti “smart” in un database “intelligente”.

Importante sarà anche la condivisione dei dati, la disponibilità di strumenti di collaborazione efficaci per condivisione delle informazioni in tutte le fasi della progettazione e costruzione dell’edificio, che tenderanno ad eliminare le disfunzioni tipiche della filiera dell’edilizia. L’intero flusso di lavoro subirà un cambiamento, con conseguente rimodulazione di ruoli, responsabilità e modelli di business. La guida scende nel dettaglio, spiegando ai neofiti il funzionamento del metodo e le nuove figure professionali richieste dal mercato, come BIM manager e BIM coordinator.

Uno degli esperimenti decisivi per lo sviluppo del BIM fu condotto dall’architetto Frank Gehry per la progettazione e la realizzazione del Guggenheim Museum di Bilbao, nella prima metà degli anni ‘90. Il famoso architetto canadese ha affermato che la progettazione e realizzazione di un edificio così complesso è stata possibile grazie all’adozione degli strumenti hardware e software utilizzati dall’industria aerospaziale. In particolare Gehry è stato conquistato dalla grande capacità di controllo sul progetto che queste tecnologie gli hanno consentito.


Uffici Arpae di Mario Cucinella Architects: connubio tra forma e princìpi bioclimatici

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Completata la nuova sede dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e l'Ambiente firmata dallo studio Mario Cucinella Architects

Il progetto , risultato il vincitore nella gara internazionale per la progettazione di un nuovo complesso edilizio destinato a uffici e laboratori di ricerca, rappresenta un esempio di integrazione perfetta tra forma e performance energetiche. Il cliente richiedeva un immobile da destinare ai propri uffici che rispondesse ai più alti standard di qualità architettonica e ambientale e fosse caratterizzato da un livello massimo di sostenibilità ambientale.

L'edificio si sviluppa intorno ad un cortile centrale che costituisce il nucleo del complesso. Il tetto dell'edificio, la cosiddetta quinta facciata, rappresenta l'elemento di design più connotante del progetto. «La copertura assolve alle funzioni energeticamente più importanti: diventa condotto della luce naturale zenitale, estrattore d'aria calda durante la stagione estiva e superficie captante (un vero e proprio collettore solare) durante la stagione invernale. Circa 300 metri quadri di pannelli fotovoltaici sono posti su alcuni dei camini della copertura che hanno l'orientamento ottimale, al fine di massimizzare l'apporto di energia solare. Inoltre, per la produzione di acqua calda sanitaria, sono stati collocati nella copertura dell'edificio esistente dei pannelli solari», spiega lo studio con una nota.

Tutti gli spazi di lavoro sono aperti verso l'esterno con l'inclusione di aree cortili verdi che creano un'alternanza di microambienti interni/esterni pieni e vuoti che movimentano e definiscono i volumi degli edifici. Anche il patio ha una sua precisa funzione nella strategia energetica funzionando anche da giardino climatico. Le corti interne (sia dell'edificio nuovo che di quello esistente) creano un microclima che consente di ridurre la temperatura.

Alcuni camini alloggiano 201 metri quadrati di pannelli fotovoltaici mentre 5 metri quadrati di solare termico sono stati installati sulla copertura del vano scale. Al fine di garantire e calibrare la percentuale di superficie captante durante la stagione invernale sono state condotte simulazioni con il software Ecotect mentre il livello di illuminazione naturale del nuovo blocco è stato studiato con l'aiuto del software Radiance, contribuendo ad un adeguato dimensionamento dei camini solari. Il controllo termico degli spazi dell'intero complesso è stato condotto con l'ausilio di software specialistici che hanno permesso di verificare anche l'andamento della ventilazione naturale negli spazi di lavoro. «È quest'idea che mi interessa esplorare: investire di più sull'analisi e le simulazioni che sulla sola tecnologia, creando un edificio che sia di fatto ibrido. Questo rappresenta il vero cambiamento per un'architettura che si dirige verso un'era ecologica, e che fa delle grandi sfide ambientali dettate dall'emergenza climatica, delle opportunità per uno sviluppo innovativo», sottolinea Mario Cucinella.

L'edificio è realizzato interamente in legno e montato a secco, fanno eccezione, ovviamente, le fondazioni che sono in calcestruzzo armato. La struttura portante, in legno lamellare, è composta da elementi strutturali dritti a sezione rettangolare, realizzati con tavole di legno d'abete. La forma organica, aiuta l'inserimento armonico nel contesto ed è pensata per minimizzare al massimo l'utilizzo di impianti; la maggior parte dell'energia necessaria per il loro funzionamento proviene da fonti energetiche rinnovabili. L'impianto a pompa di calore geotermica o ad acqua di falda, collegato ai pannelli radianti e all'UTA con ricuperatore di calore, garantisce elevati livelli di comfort in estate ed in inverno. Il recupero dell'acqua piovana dalla copertura è integrato dal riutilizzo dell'acqua usata negli impianti termici in modo da coprire le esigenze idrosanitarie e di irrigazione dell'edifici nella maggior misura possibile Per una maggior compatibilità ambientale dell'intervento sono stati scelti materiali naturali sia per le pareti e coperture (isolante in fibra di legno all'interno di una struttura con montanti e traversi) sia per la struttura portante (legno lamellare a sezione rettangolare).


Milano Porta Nuova: inaugurata La Biblioteca degli Alberi

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Il più grande spazio pedonale della città, un giardino contemporaneo concepito come una biblioteca botanica

Sabato 27 ottobre è stata aperta ufficialmente La Biblioteca degli Alberi, un grande parco pubblico a gestione privata di circa 95.000 metri quadri di verde con 90.000 piante e 450 alberi, spazi per lo sport, sentieri per i runner, orti e foreste circolari tematiche. Un'apertura attesa da molti anni dai cittadini della zona: era il 2004 quando la progettista Petra Blaisse dello studio olandese Inside Outside|Petra Blaisse di Amsterdam vinse il concorso bandito dal Comune per la riqualificazione dell'area, ma ci sono voluti altri undici anni (fino al 2015) perché lo spazio venisse affidato alla Coima Sgr di Manfredi Catella, che adesso ha completato il progetto. Il nuovo parco di Milano oggi va a collegare piazza Gae Aulenti al quartiere Isola, alla sopraelevata su via Melchiorre Gioia, alla promenade verde di Varesine e al giardino di via De Castillia, divenendo anello di congiunzione fra gli spazi pubblici, le infrastrutture e le architetture dei quartieri circostanti.

La Biblioteca degli alberi è concepita come un giardino contemporaneo urbano con un ricchissimo patrimonio vegetale: oltre 100 specie botaniche, 22 foreste circolari e 135.000 piante tra aromatiche, siepi, arbusti, bulbi, rampicanti, piante acquatiche ed erbacee. Ad arricchire questa collezione straordinaria, una serie di frasi botaniche e poetiche disposte sui sentieri che attraversano il parco creando una scacchiera di stanze verdi.

Il tema dei percorsi e delle connessioni era infatti alla base del progetto e l’elemento di collegamento tra le aree circostanti, gli edifici e le diverse comunità dei quartieri limitrofi. Lo studio olandese Inside Outside|Petra Blaisse , reinterpreta in chiave moderna l’idea del “giardino romantico”, con un’ampia gamma di spazi utilizzabili con funzioni diverse: i Percorsi Lineari, che si snodano per tutto il parco mettendo in relazione le diverse aree interne ed esterne, i Campi Irregolari , giardini ornamentali e architettonici, caratterizzati da prati o piccole piazze dagli svariati usi , e le Foreste Circolari, che raccolgono gruppi di alberi a formare vere e proprie “stanze verdi” in cui assistere ad eventi, giocare, fare sport, rilassarsi sulle chaise longue, portare il cane nell’area agility.

Grazie alla sua complessità compositiva e botanica, il parco offre non solo diverse esperienze e sensazioni del paesaggio, ma anche un luogo flessibile e multifunzionale all’aria aperta da vivere nel tempo libero. I sentieri, i campi e le foreste circolari formano uno spazio pubblico molto vario e capace di ospitare una pluralità di attività diverse: performance artistiche ed eventi culturali, attività sportive e gioco, pic-nic, mercatini, concerti e lecture.


Corte Verde, il progetto firmato da Stefano Boeri per la riqualificazione di San Cristoforo a Milano

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L'architetto del Bosco Verticale vince il concorso per la riqualificazione di via San Cristoforo, grande area urbana dismessa che collega il Naviglio Grande e il Quartiere della Creatività

Il progetto Corte Verde, come spiega il suo ideatore, l’architetto Stefano Boeri, nasce come omaggio alla città di Milano, riprendendo la tipologia della casa a corte della tradizione lombarda e ponendola al centro di uno spazio verde a collegamento di due parti di città oggi separate. Lo studio Stefano Boeri Architetti, vincitore del concordo di riqualificazione del quartiere di San Cristoforo, in partnership con Arassociati Studio di Architettura e AG&P greenscape trasformerà il lotto triangolare incastrato attualmente tra la ferrovia, la via San Cristoforo e il parchetto prima del cavalcavia delle Milizie, mediante la dismissione degli scali merci e il superamento delle barriere infrastrutturali tra i quartieri, a favore di interventi per la riforestazione urbana e di miglioramento della qualità degli spazi pubblici.

Il nuovo assetto stabilisce una nuova continuità tra la zona di Tortona-Porta Genova, storicamente dedicata alla moda e al design, e l’area residenziale e turistica lungo l’asse del Naviglio Grande e porrà il cosiddetto Quartiere della Creatività in connessione con il sistema ramificato delle acque che si snoda da Milano al territorio fluviale del Ticino. Inoltre quest’area sarà trasformata in un vero e proprio approdo urbano della fitta rete di percorsi che si snodano nella campagna e nel paesaggio agricolo del Parco Sud. Il fulcro dell’area sarà rappresentato dall’ edificio a corte con altezza crescente, posto al centro di un sistema di percorsi e verde urbano pensato come elemento attivo dell’architettura, in grado di stimolare la fruizione aperta e dinamica degli spazi pubblici da parte si chi li vive quotidianamente o temporaneamente.

Morfologicamente, l’edificio si sviluppa con una forma ascendente a spirale, a partire da una zona più bassa a sud, segnata da un grande portale di accesso, la cui copertura cresce con un andamento continuo. Il cromatismo dei pannelli fotovoltaici che la rivestono completamente definisce anche un tema di grande impatto, insieme alla cuspide puntata verso nord, in direzione di Piazza Napoli. I prospetti principali presentano un sistema di balconi pensati per ospitare piante e alberi ad alto fusto, mentre sul lato interno della corte, una trama di logge genera una “scacchiera” di pieni e di vuoti, progettata per ottimizzare l’ingresso della luce naturale all’interno degli ambienti e amplificare il legame visivo tra interno ed esterno. Particolare attenzione è stata posta al sistema dei percorsi: i numerosi ingressi aperti su via San Cristoforo rendono agevole l’accesso all’area. Il grande portale a sud aumenta la connessione tra gli spazi interni della corte e i nuovi ambienti a verde del parco pubblico circostante, che in seguito confluiranno nel futuro parco lineare prodotto dalla conversione degli scali merci. La visione architettonica e urbanistica dell’intervento anticipa uno scenario in divenire per questa parte di città, esaltandone l’identità a cavallo tra passato e futuro, memoria e innovazione.